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Festa Patronale. Domenica primo maggio la solennità di San Geniale Martire



AIELLO CALABRO – Gli Aiellesi si apprestano a onorare il Protettore San Geniale. Come stabilito nel 1668, anno in cui inizia il culto per il Martire morto sotto Diocleziano, la comunità dedica la prima domenica del mese di maggio a Geniale, le cui Reliquie si conservano ora sotto al busto settecentesco (nella foto).
Il programma delle iniziative rese note dal parroco don Mavungu, che si svolgeranno nella chiesa parrocchiale di S. Maria ad Nives, prevede la celebrazione in forma solenne della Santa Messa alle ore 11, durante la quale l'Amministrazione locale rinnoverà la devozione del popolo Aiellese al Patrono, con l'offerta del cero votivo, e la consegna delle chiavi urbiche d'argento, forgiate anni fa dall'orafo Pasquale Bruni. Il momento più intenso, rimane la processione con la statua settecentesca portata a spalla per le vie del centro storico, dalle cui finestre e dai balconi si suole esporre antichi damaschi in seta, opera dell'artigianato locale. Attesa anche per il volo dei palloni aerostatici, realizzati dai ragazzi della Proloco, che quest'anno ne ha realizzato uno di grandi dimensioni.
A conclusione della giornata religiosa, alle 17.30, sarà poi l'Arcivescovo emerito Mons. Salvatore Nunnari a presiedere la Messa di Ringraziamento.
Per le iniziative culturali, in scaletta, dopo la funzione, il concerto musicale della “Mario Aloe” di Amantea. Faranno da cornice i mercatini di artigianato e di gastronomia. Chiuderà la giornata di festa la prima edizione di “Proloco in dulcis”, concorso di dolci curato dall'associazione turistica.


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La storia del culto di San Geniale, riportata in un volumetto di Scipione Solimena, pubblicato nel 1902, consta di diversi episodi tratti da un antico manoscritto.
Trascriviamo qui di seguito quello che riguarda il principe Pinelli di Belmonte Calabro.
“Il Principe della famiglia Pinelli, (che, dopo i Ravaschieri, ebbe la signoria di Belmonte Calabro), la cui religione doveva certamente esser grande e sincera, ebbe conoscenza dei portenti del nostro Protettore. Si rivolse allora al Guardiano del Convento, col vivo desiderio di possedere un pezzetto delle ossa del Martire Santo.
Il frate bramando di cattivare per sé e pel suo Convento l'animo di quel Signore «profittando – dice il Cronista – dell'apertura della cassa per la festa, nel sabato vigilia della solennità, ne perse un osso interno, e tutto giulivo lo portò al Principe, che molto lo gradì. Intanto venuta la vigilia delle festa dell'anno seguente, giorno che al solito doveva aprirsi la cassa, per esporsi l'urna alla venerazione dei fedeli, il Padre Guardiano fu colto da grave dolore e da contorcimenti in tutta la persona senza sapere indagare la causa di tanto repentino malore, sicché dovette dare ad altri la sua chiave, e la commissione di eseguire la funzione. Lo stesso malore lo colse l'altro anno appresso e nello stesso giorno; sicché entrato in sé stesso, conobbe che la rinnovazione del suo male, in tal giorno e nell'ora stessa, era causato non da umana causa, ma da permissione divina pel furto sacrilego commesso smembrando un Corpo intero. Risolve portarsi dal suo Principe, e lo fa nel seguente giorno. Lo trova colpito del suo male medesimo e con gli stessi caratteri del suo sofferto del pari nell'anno precedente. Il Guardiano da ciò prende occasione parlargli del sacrilego furto commesso, e lo prega restituirgli la suddetta Reliquia. Volentieri la ritornò nelle mani del Padre, e questi la restituì al primitivo luogo.»
Nell'urna delle S. Reliquie è contenuta anche una borsa di antico damasco finissimo, che pare contener monete.
La tradizione costante e viva nell'animo dei cittadini di Aiello assicura, che quella borsa piena di antichissime monete d'oro fu data dalla Moglie del Principe suddetto al Guardiano in riparazione del sacrilego possesso della S. Reliquia. Il Guardiano, rimettendo nell'urna l'osso, restituitogli dal Principe, vi depositò anche la borsa, che vi è rimasta senza che altri osasse di aprirla.
Avuta notizia del sacrilego furto e della restituzione della Reliquia, il popolo di Aiello, in segno di protesta e per evitare nuove indebite appropriazioni, pensò di porre in salvo per l'avvenire il prezioso tesoro.

Mediante sottoscrizione volontaria, fu raccolta considerevole somma, e decretata la statua del S. Martire con la corona e la palma di argento”.

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