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L'emigrazione negli Stati Uniti da Amantea e San Pietro nell'ultimo studio di Francesco Gallo. Presentazione del lavoro ad Amantea il 17 agosto



Il 17 AGOSTO alle ore 18:00 presso la sala Consiliare del Comune di Amantea sarà presentato l'ultimo studio di Francesco Gallo riguardante: l'“Emigrazione negli USA da Amantea CS dal 1886 al 1925 e da San Pietro in Amantea CS dal 1897 al 1924”.

Presentazione libro sala consiliare 17 agosto
“Emigrazione negli USA da Amantea CS dal 1886 al 1925 e da San Pietro in Amantea CS dal 1897 al 1924”
Autore: Francesco Gallo
(Presidente dell’Associazione Laghitani nel Mondo)
Il 17 AGOSTO alle ore 18:00 presso la 
SALA CONSILIARE del COMUNE di AMANTEA
Questo libro viene scritto per onorare il coraggio e i sacrifici che fecero i 2159 amanteani e i 315 sanpietresi che emigrarono negli USA durante il periodo del “Grande Esodo”. 
Il testo è composto da tre parti, la prima descrive brevemente Amantea dal punto di vista geografico, storico e culturale; la seconda è dedicata agli emigranti amanteani, le loro famiglie negli USA, i luoghi dove si sistemarono e le occupazioni che trovarono e la terza espone delle note sul paese di San Pietro in Amantea e presenta dettagliatamente l’emigrazione negli USA dei loro cittadini. 
Le 348 pagine del libro sono arricchite da 346 foto, 140 tavole, 64 note, 10 grafici ed un indice di 346 nomi che completano le descrizioni e facilitano i discendenti degli emigranti a leggere ed a consultare la storia dei loro bisnonni per esserne orgogliosi. Tutti gli emigranti sono elencati in ordine alfabetico, indicando l’anno di nascita, l’anno di emigrazione e le città negli USA dove si stabilirono. 
Questi cittadini furono spinti ad abbandonare i loro paesi per tanti e svariati motivi tra i quali per sfuggire 
• ai gravi disagi dovuti alla povertà, 
• alla disoccupazione, 
• alla sovrappopolazione, 
• al terremoto del 7 e 8 settembre del 1905, 
• alle guerre (Abissinia 1896, Libia 1912 e Grande Guerra 1915-18), 
• alla malaria, 
• al colera, 
• alla epidemia influenzale detta “Spagnola”, 
• ai bassi guadagni decurtati dall’elevate tasse sui prodotti agricoli, 
• al basso costo del grano che arrivava in Italia dagli USA, 
• allo sfruttamento dei contadini da parte dei proprietari terrieri, 
• alla repressione degli anti-fascisti e 
• alle crisi agricole specie della gelsicoltura, associate alle epidemie delle piante causate dalla fillossera delle viti, dalla mosca dell’olivo e dal cancro della corteccia del castagno. 
Partivano anche perché sollecitati dalla propaganda ingannevole degli agenti reclutatori, intermediari delle compagnie di navigazione i quali garantivano che in America gli emigranti avrebbero facilmente trovato una buona sistemazione e degli ottimi guadagni. Essendo quasi tutti analfabeti, l’assistenza era necessaria per aiutarli a sbrigare le pratiche consolari e ad acquistare i biglietti d’imbarco. 
Stanchi di farsi sfruttare dai proprietari terrieri, i braccianti abbandonarono i campi per emigrare. Così l’emigrazione rappresentò una protesta silenziosa, molto più efficace del brigantaggio e degli scioperi. Con essa, i proprietari terrieri perdettero le migliori forze di lavoro, i giovani braccianti, e dovettero offrire un miglior compenso ai pochi rimasti oppure rischiare la degradazione e lo spopolamento delle campagne. 
Si sapeva che il soggiorno in America sarebbe stato lungo, forse per sempre e privo di piani concreti per ritornare in Italia. Nelle città di destinazione, per trovare lavoro ed alloggio, molti si appoggiavano a parenti e ad amici (“emigrazione a catena”) già residenti da tempo. 
Molti divennero operai nelle miniere, nelle fabbriche e nelle costruzioni ed alcuni persero la vita per incidenti sul lavoro o per malattie (tbc, malnutrizione ed infezioni) tutte associabili alla cattivaalimentazione e alle pessime condizioni ambientali elavorative.
La maggioranza trovò un lavoro remunerativo e stabile e così fecero arrivare le proprie famiglie e i figli che frequentarono le scuole locali, imparando bene la lingua inglese, diplomandosi e trovando impieghi in ufficio e le loro rimesse diedero la possibilità alle famiglie di riscattarsi socialmente, acquistando dei terreni agricoli, di alimentarsi, curarsi e vestirsi meglio. Molti realizzarono il loro sogno, quello di dare ai figli un migliore tenore di vita e quello di tornare nei propri paesi d’origine per far visita ai vecchi genitori, per aiutarli economicamente, per rendere più abitabili le loro abitazioni, prive d’umidità e con servizi igienici. 
Con grande gioia, notiamo che la seconda e la terza generazione di questi pionieri vengono spesso in Calabria per godersi lo stesso mare, gli stessi alimenti, la stessa acqua ed aria dei loro nonni. Infatti, d’estate o in altre festività, le due comunità si arricchiscono della loro presenza e desiderano ospitarli organizzando delle sagre, delle degustazioni gastronomiche, degli incontri culturali, degli spettacoli teatrali, degli intrattenimenti musicali, delle esposizioni, delle gite naturalistiche e paesaggistiche, delle passeggiate notturne, degli eventi sportivi, delle gare di bellezza e di canto ma anche programmando ogni 6 agosto la “Giornata degli Amanteani nel Mondo” alla quale si uniscono i Sanpietresi. Si da il benvenuto ai figli e ai nipoti degli emigranti amanteani e sanpietresi di un secolo fa, e così si facilita l’aggregazione calabro-americana.

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